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Il docente come coach PARTE 2

Una delle principali riflessioni che possiamo fare se pensiamo alla figura del docente come coach è quella proveniente dell’ambito della psicologia umanistica. Pe i psicologi umanisti, la crescita personale non avviene in base a stimoli ed esigenze interne al soggetto, ma nel contesto della sua relazione con il mondo.

La riflessione principale in questo ambito è quella di Abraham Maslow, secondo il quale l’individuo possiede una motivazione alla crescita che passa per una gerarchia di bisogni, inizialmente fisiologici, che si identificano poi nei bisogni di sicurezza e di appartenenza, quindi di amore e di stima, fino a coincidere con il bisogno di auto-realizzazione, di sapere, di giustizia e di bellezza che è proprio della maturità e del raggiungimento della piena umanità della persona.

Secondo Maslow, appena l’individuo ha soddisfatto i bisogni di tipo inferiore, che sono bisogni da carenza–il soggetto manca, cioè, di qualcosa che lo completi– è in grado di percepire la motivazione a conseguire bisogni superiori e avvertire il desiderio di realizzare se stesso, costruendo un mondo giusto e godendo della sua bellezza.

Sul piano scolastico, ciò significa che gli allievi trovano le migliori condizioni di motivazione allo studio, che li porta appunto sul piano dell’auto-realizzazione individuale e della realizzazione di valori collettivi, se hanno soddisfatto i bisogni fisiologici (cioè se non hanno fame o sete o non devono porsi il problema di procurarsi da mangiare), di sicurezza (se non devono temere per la loro vita o per le loro relazioni), nonché di appartenenza e di autostima, cioè se sono adeguatamente integrati nell’ambiente relazionale e hanno un’immagine positiva di sé, condizione non troppo comune durante l’adolescenza.

Una volta soddisfatti i bisogni da carenza, vale a dire, una volta conquistata la maturità cognitiva ed emotiva e colmate le proprie deficienze interiori, sorge spontaneamente, secondo gli psicologici umanisti, l’interesse verso i temi che costituiscono i programmi di studio delle singole discipline.

Da questo punto di vista, la motivazione è, dunque, un sentimento che solo gli individui dal carattere già formato sanno provare.

Al docente non deve bastare l’insegnare, ma deve anche motivare l’alunno. La motivazione è un motore nel processo insegnamento-apprendimento. Per questo bisogna alimentare questo processo tramite la trasmissione di valori e atteggiamenti positivi.

Possiamo distinguere 2 tipi di motivazioni: intrinseca ed estrinseca.

La prima fa riferimento alla meta che perseguita il soggetto, è si tratta dell’energia che si sprigiona  dell’autodeterminazione di realizzare  un compito e non dipende la gratificazioni esterne, per cui non dipende dai voti. È il caso del bambino che impara la canzone del suo cantante preferito perché realmente cattura la sua attenzione, lo motiva, le piace, ha un significato per lui, e lo fa senza aspettare nessuna ricompensa.

La motivazione estrinseca, invece,  è relazionata con il compiere un compito per ottenere un premio o evitare un castigo, come quando un alunno riceve un buon voto con l’unico fine d’avere la bicicletta nuova.

Come docente la nostra missione è essere guida dello sviluppo integrale dell’essere umano. Stimolare la motivazione intrinseca attraverso le domande è una tecnica che illumina il percorso di crescita degli studenti, aiutandoli a definire una meta o un obiettivo e promulgare valori come la perseveranza per raggiungerlo.

Il docente-coach ha pure degli obiettivo per il suo gruppo:

  • migliorare il rendimento scolastico degli studenti;
  • introdurre un sistema che permetta il cambio di prospettiva per sviluppare le capacità individuali degli alunni;
  • gestire stress e conflitti nell’aula;
  • migliorare la leadership del docente;
  • raggiungere degli obiettivi personali degli studenti;
  • offrire del tempo per l’ascolto, la creatività, lo sfogo alla curiosità personale;
  • proporre un lavoro equilibrato e cooperativo

Per mettere in pratica il ruolo del coach, si possono utilizzare diverse metodologie, ogni docente-coach userà la sua esperienza e creatività, la conoscenza degli studenti e del clima della classe per attuarle. Così quando un alunno arriva con un problema… In cosa si deve focalizzare il docente come coach?

  • favorire negli alunni un cambio di atteggiamento;
  • far sì che gli alunni siano consapevoli delle loro capacità e abilità personali e accademiche;
  • identificare i ragionamenti limitanti, per mettere in moto meccanismi che facilitino la crescita sociale, personale e cognitiva del soggetto;
  • lavorare le debolezze o limitazioni fino a convertirle in risorse o strumento per raggiungere il successo;
  • aumentare l’autostima e la fiducia in se stessi, esercitando il auto concetto positivo di sé stessi;

Possiamo anche raggruppare le competenze del docente-coach in quattro gruppi:

  • cognitive e tecniche: riguardano conoscenze come la formazione, preparazione, innovazione e aggiornamenti continui;
  • sociali: riguardano il saper lavorare in team, avere buoni rapporti con colleghi e in generale con la società e una grande capacità di comunicazione;
  • etiche: sono caratteristiche come responsabilità, onestà e etica professionale e personale; servizio alla società, rispetto per l’ambiente, principi morali e valori professionali;
  • affettivi e emotivi: riguardano all’intelligenza emotiva, all’identificazione con la professione, empatia, ascolto attivo.

‘La cosa migliore che puoi fare per gli altri non è insegnarli le tue ricchezze ma farli vedere le loro proprie’.

            Johann Wolfgang Von Goethe

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